Metodica Tradizionale di massaggio e la metodica di Linfo Drenaggio Manuale (D.L.M.);


IL MASSAGGIO TRADIZIONALE: E’ una particolare terapia fisica costituita da un insieme di movimenti meccanici di vario genere ed intensità, praticati con le mani o appositi strumenti su una limitata regione corporea (mas.parziale) o sull’intero corpo (mas.generale).
Si definisce inoltre massaggio manuale quello eseguito con il solo aiuto delle mani, mentre si parla di massaggio meccanico, qualora attuato con speciali apparecchi. Il mas. Manuale fu senza dubbio praticato nei popoli dell’antichità.
La parola “ massaggio “ deriva dal greco – io impasto, maneggio - . La parola Indiana Chacamboningh era usata dagli Indù dall’epoca di Alessandro ad indicare le frizioni praticate mediante bastoni di ebano per rendere liscio e morbido il corpo. Gli Indù ne fecero una pratica religiosa (Schambahna) che obbligava tutti a frizionarsi con olii odorosi. Lo stesso Omero ne dà notizia descrivendo nell’Odissea le vicende degli eroi di quei tempi. I Greci, amatissimi dell’estetica umana, per primi diedero indirizzo scientifico alle cure fisiche; chiamarono Psellafia (arte del palpare) il massaggio.
Lo praticavano generalmente per evitare l’accumulo di grasso superficiale e anche per mantenere il fisico pronto ed elastico nella sua funzione muscolare, ciò allo scopo di prepararsi per le competizioni agonistiche o anche per ritemprare la muscolatura stanca. La prima documentazione riguardante l’uso del mas. A scopo anche terapeutico si può rintracciare nell’epoca di Ippocrate, il padre della medicina: << La natura trova in se stessa, senza bisogno di consigli venuti dal di fuori, i movimenti e le funzioni necessarie: Da nessuna istruita, senza insegnamento teorico ella opera tutto quanto è utile alla guarigione >>.A Roma la pratica del mas. fu ereditata dai greci e anche qui fu tenuta in gran conto. Ma anche nelle civiltà asiatiche questa pratica fisiopratica non fu ignorata: in uno scritto cinese fatto risalire al 2000 a.C. vengono ampiamente e dettagliatamente descritti la tecnica e gli usi dei vari tipi di mas.

IL DRENAGGIO LINFATICO MANUALE O D.L.M.: E’ una speciale tecnica di massoterapia ma per le sue particolari caratteristiche non può essere denominato “massaggio linfatico”.
Per Drenaggio  s’intende la mobilizzazione del liquido interstiziale dalla zona dove si è accumulato in direzione di uno sbocco, lingo un sistema di conduzione.Nel nostro corpo esiste un sistema tubolare (i vasi linfatici) che permette una fuoriuscita relativamente facile del liquido interstiziale e della linfa che, per una serie di motivi patologici, si siano accumulati in diversi parti del corpo e, in particolare, nella pelle e subito sotto di essa.
Il sistema linfatico, con le sue strutture e funzioni, è stato un grande ignoto nella storia della  medicina fino a pochi anni fa. Gli strumenti tecnologicamente moderni,quali l’anatomia microscopica, la chirurgia e l’immunologia, hanno dato la possibilità di addentrarci in una conoscenza più profonda del sistema linfatico.
Nell’antichità la sua esistenza era quanto meno supposta, sebbene non se ne conoscessero le funzioni.
Ippocrate e più concretamente gli scritti dei seguaci della sua scuola (il Corpo ippocratico) , citano l’esistenza di alcuni piccoli vasi o condotti che trasportano “sangue bianco” . Si riferiscono probabilmente ai vasi linfatici intestinali (vasi chiliferi), poiché la linfa proveniente dall’intestino tenue, essendo carica di particelle di grasso (chilomicroni), presenta un’aspetto lattiginoso.
Aristotele, il filosofo greco discepolo di Platone, medico e insegnante di Alessandro Magno, menzionava l’esistenza di piccoli vasi contenenti un “liquido incolore”, che è l’aspetto abituale della linfa.
Erofilo, un altro medico greco della Scuola di Aristotele, scriveva testualmente:<< Dall’intestino fuoriescono alcuni condotti (vasi) che non finiscono nel fegato, bensì in una specie di ghiandole…>>. Si tratta di quelli che oggi chiamiamo “gangli linfatici” o “linfonodi”.
Dopo l’antichità classica, passarono quasi duemila duemila anni durante i quali in Occidente si fecero pochissimi progressi nel campo della medicina, fondamentalmente per colpa della Chiese Cattolica, che proibiva le dissezioni e gli studi anatomici sui cadaveri. Finchè nel 17° secolo, grazie alla nuova atmosfera creata dal Rinascimento, si riscoprì e si riprese a studiare il sistema linfatico vascolare.
Di particolare importanza furono gli studi dell’italiano Gaspare Aselli, professore di anatomia e chirurgia all’università di Pavia, che nel 1622 scoprì l’esistenza di alcuni vasi dall’aspetto lattiginoso nell’intestino del cane, i quali si distinguevano appena se la vivisezione era fatta con l’animale a digiuno. Questo permise di stabilire un rapporto tra il contenuto di quei vasi e il processo digestivo. D’altro canto il francese Jesn Pecquet nel 1651 scoprì in un cadavere umano l’esistenza del dotto toracico (doctus thoracicus) e una specie di ricettacolo situato al suo inizio, che fu chiamato cisterna chyli o “cisterna di pecquet”, in suo onore.
All’inizio degli anni trenta i coniugi danesi Emil e Astrid Vodder lavoravano come fisioterapisti a Cannes, sulla Costa Azzurra. Un gran numero dei loro pazienti proveniva dall’umida e fredda Inghilterra. La maggior parte di loro lamentava malattie infettive croniche delle vie respiratorie superiori (riniti, sinusiti, faringiti, …) Ciò che più sorprendeva E.Vodder è che in tutti si potessero palpare alcuni linfonodi del collo gonfi e duri. Intuitivamente gli venne l’idea di che un massaggio leggero di questi gangli avrebbe migliorato lo stato di salute di quei pazienti cronici, cosa che fu ampiamente confermata dalla pratica. E. Vodder pur non essendo medico, fece una scoperta geniale che si è rivelata di gran progresso nell’ambito della medicina estetica. I coniugi si dedicarono allora ad approfondire le possibilità del nuovo tipo di massaggio da loro ideato, creando così ciò che oggi è chiamato “ Drenaggio Linfatico Manuale”.
I coniugi E. A. Vodder osservarono come molti disturbi di natura medica ed estetica migliorassero notevolmente con l’applicazione del D.L.M. E. Vodder, attribuì alla linfa un ruolo nutritivo e rigenerante dei tessuti corporei, un ruolo che si è rivelato del tutto illusorio, dato che la linfa è un liquido che trasporta residui e non ha funzioni nutritive. Tuttavia, attivando l’uscita della linfa e del liquido interstiziale infiltrato mediante il D.L.M. la “qualità” dei tessuti colpiti migliora effettivamente (non perché i tessuti sono “nutriti” meglio, bensì perché sono meglio “puliti”).

Il Mass. Tradizionale agisce sul nostro organismo, migliorandone la microcircolazione. La circolazione sanguigna comprende un sistema di vasi collegati ad un potente “motore” ,  il cuore, il quale pompa il sangue in tutto il corpo.
·        Le arterie portano il sangue dal cuore sinistro (sangue ossigenato) alla periferia (grande circolo) e dal cuore destro (sangue da ossigenare) alle alveoli polmonari (piccolo circolo). Sono avvolte da uno strato di fibre muscolari che conferiscono loro spessore, resistenza ed elasticità, cosa che permette loro di contrarsi e di rilassarsi secondo le necessità. Quelle più sottili dette “arteriole” terminano con i capillari sanguigni.
·        I capillari sanguigni sono i vasi più sottili. Grazie ad essi le sostanze nutritive passano dal sangue alle cellule dei tessuti, mentre i residui di queste ultime, passano nel sangue, il quale li trasporta agli organi di eliminazione del corpo: l’intestino, i reni, la pelle ecc.. Una parte di questi residui e del liquido interstiziale esce dai tessuti per via linfatica.
·        Le vene sono i vasi in cui il sangue scorre in senso centripeto: dalla periferia al cuore. Nella grande circolazione, riportano al cuore il sangue refluo dai vari organi e tessuti; mentre nella piccola circolazione polmonare, portano il sangue raccolto nei polmoni e quindi ricco di ossigeno. Le vene possiedono pareti più sottili e quasi dieci volte più elastiche delle arterie.
Il D.L.M. invece agisce sul Sistema Linfatico. Esso è costituito da alcuni organi (midollo osseo, timo, milza, linfonodi, tonsille e follicoli linfatici delle mucose) e da un sistema di vasi.  I vasi linfatici hanno il compito di trasportare la linfa formatasi nei tessuti al sistema venoso, più precisamente alla base del collo, nell’ansa formata dalla vena giugulare interna e dalla vena succlavia (Terminus). I vasi linfatici hanno diversa forma.
·        I canali prelinfatici non sono dei veri vasi in quanto mancano della tunica endoteliale che definisce le strutture vascolari, ma svolgono la funzione di conduttori della prelinfa (liquido interstiziale) fino ai capillari linfatici. Sono dei minuscoli canali situati tra le fibre e la sostanza fondamentale del tessuto connettivo, canali lungo i quali la prelinfa si muove verso i capillari linfaticio.
·        I capillari linfatici  sono costituiti da un sottile strato di cellule endoteliali i cui margini si sovrappongono come le tegole di un tetto. Sono a fondo cieco, nel senso che non sono provvisti di un lume ma si avvalgono di particolari “porte” provviste di filamenti che contengono: A. Ialuronico e Collagene, che vanno a inserirsi negli spazi extracellulari. Questi due elementi poiché hanno la capacità di trattenere liquidi, si inturgidiscono e accorciandosi permettono l’apertura delle “porte”; di conseguenza si avrà una rapida entrata del carico linfatico e di particelle di grandi dimensioni all’interno del vaso, che in altro modo non riuscirebbero a uscire dai tessuti dove vengono prodotti.
·        I precollettori, collettori e i linfagioni I capillari linfatici sono collegati ai procollettori formando con essi una specie di rete. I Precollettori linfatici sono dei vasi di piccolo calibrosimili ai capillari ma, a differenza di questi hanno la possibilità di contrarsi grazie alla presenza di cellule muscolari e di fibre elastiche. Queste strutture presentano già delle valvole che, in condizioni normali, costringono la linfa a circolare nel senso giusto. Una parte dei precollettori trasporta la linfa verso vasi di calibro maggiore, i Collettori linfatici, mentre alcuni tratti mantengono una funzione simile a quella dei capillari linfatici.
·        Si definisce Linfagione il tratto di vaso compreso tra due valvole contigue. I Linfagioni sono circondati, nella porzione centrale, da sottili fibre muscolari lisce e da recettori nervosi che si contraggono autonomamente, quando percepiscono un certo grado di dilatazione; in questo modo la linfa progredisce lentamente. Con le manipolazioni del D.L.M si provoca uno stiramento longitudinale e trasversale dei linfagioni, stimolandone l’automatismo e, di conseguenza, la capacità di trasporto.
·        I Tronchi linfatici terminali  sono dei grandi vasi linfatici che raccolgono tutta la linfa proveniente dalle diverse regioni del corpo. Anch’essi sono dotati di valvole. Dopo esser passata lungo i tronchi linfatici, la linfa si riversa nel sistema venoso, nel Terminus. Al Terminus di sinistra, confluisce il Dotto Linfatico che raccoglie la linfa di tutta la parte inferiore del corpo, dell’emitorace sinistro, del braccio sinistro e della metà sinistra del capo, del collo e del viso. I dotto toracico è il più grande tronco linfatico. Al Terminus di destra sbocca il Dotto Linfatico Destro, nel quale confluiscono diversi tronchi linfatici che raccolgono la linfa della parte superiore destra del corpo.
·        Questi grandi tronchi linfatici si uniscono verso il centro del corpo formando una specie di deposito , Cisterna di            Picquiet o Cisterna del chyli che costituisce l’avvio del dotto toracico .
·        I Linfonodi detti anche Gangli linfatici insieme con la milza sono le strutture più importanti del sistema linfatico. I linfonodi formano dei veri e propri filtri lungo il percorso dei vasi ed esercitano funzioni difensivo-immunitarie. Sono ricoperti da una capsula fibrosa dalla quale dipartono, verso l’interno, diversi setti che delimitano degli spazi. I vasi afferenti (che entrano) riversano la linfa all’interno dei linfonodi dal lato convesso. Dal lato concavo (ilo) escono altri vasi (efferenti), generalmente in numero minore ma più grossi.La linfa arriva ad ogni linfonodo e al suo interno circola attraverso un fitto labirinto che determina un rallentamento in modo tale che essa entri in contatto con diversi tipi di cellule (linfociti, macrofagi, ecc..) tutte collegate ai meccanismi difensivo-immunitari del nostro corpo.: per questo i linfonodi sono considerati come dei filtri.

Il Sistema Linfatico come la Circolazione di Ritorno venoso, nella loro salita verso il cuore, sfidano la forza di gravità e per questo si avvalgono dei medesimi meccanismi di pompaggio, oltre ad avere all’interno dei loro vasi , delle particolari valvole con lo scopo di impedire il reflusso. Tali meccanismi sono:
L’attività muscolare. Durante il movimento i muscoli contraendosi, comprimono le pareti dei vasi determinando la salita della linfa/sangue.
I movimenti respiratori. Per il loro effetto aspirante e comprimente della cassa toracica, i movimenti respiratori favoriscono la circolazione profonda.
L’effetto della gravità. Favorisce il reflusso della linfa/sangue nei vasi situati nelle regioni corporee al di sopra del livello del cuore.
La pulsazione delle arterie contigue. Le arterie esercitano un effetto di compressione, debole ma ritmico e costante, sui vasi contigue. Arterie, vene, nervi e vasi linfatici si addossano di solito gli uni agli altri formando i cosiddetti “fasci vascolo-nervosi” .
Per quanto riguarda il Sistema Linfatico si deve tener conto dell’importante ruolo svolto dai Linfagioni che con le loro contrazioni sospingono la linfa verso vasi via via più grandi.
Mentre nella Circolazione di Ritorno il cuore svolge una funzione aspirante.

Il Massaggio Tradizionale e il D.L.M. pur avendo finalità e manovre diverse si inseriscono nel campo dell’estetica e in quello medico coaudivandosi, in quanto in base alle varie situazioni si preferirà utilizzare una metodica piuttosto che l’altra.
Il massaggio è in primo luogo un contatto tra le mani dell’operatore e l’epidermide della cliente: l’importanza di tale contatto è indubbia per l’azione psicologica di rilassamento e di trasmissione di energia dinamica che ne deriva. Tali manipolazioni migliorano la microcircolazione, attivando processi di filtrazione e riassorbimento; attivano il metabolismo e l’eliminazione dei residui presenti nel muscoli e nel tessuto connettivo della regione trattata.
Il Mas. Tradizionale, inizia con manovre dolci, allo scopo di saggiare la sensibilità della cliente e per abituarla al contatto. Successivamente le manovre potranno aumentare d’intensità, proporzionata al trofismo della zona da trattare e mai eccessiva. La direzione delle manovre sarà centripeta, cioè seguendo l’andamento della corrente venosa.
La sua azione principale è di migliorare le funzioni circolatorie e linfatiche ottenendo un effetto detossinante e di riequilibrare il sistema nervoso. Poiché viene stimolata l’irrigazione sanguigna, la zona trattata presenta un maggiore arrossamento. La pressione esercitata è di una certa intensità; si tratta di pressioni che raggiungono una certa profondità, causando in alcuni casi anche dolore, senza che ciò rappresenti una controindicazione.
Oltre ad avere un aumento dalla circolazione locale, si avrà anche un aumento della temperatura e se il massaggio viene eseguito con l’uso di prodotti specifici, si agevola la loro penetrazione.

La prima cosa che colpisce chi osserva una seduta di D.L.M. è il suo differire con il massaggio tradizionale.
Le manipolazioni sembrano leggere carezze sulla pelle, ma in realtà si tratta di spinte tangenziali alla pelle fino al limite della sua elasticità, senza frizionarla o scivolare su di essa. La manualità di questa metodica è il “pompaggio”. Agisce sui vasi linfatici migliorandone l’automatismo. Migliora l’eliminazione del liquido interstiziale e della linfa che per determinate patologie si siano accumulati in alcune regioni del corpo. Non si provoca né iperemia né dolore. Le spinte si esercitano fondamentalmente nella direzione degli “sbocchi” dei diversi quadranti linfatici, generalmente situati là dove si trovano le stazioni linfonodali, infatti si dice che la progressione dovrà essere “prossima-distale”. La pressione non supera mai i 34-40 ml di Hg. Questa metodica non può essere effettuata nella stessa seduta su tutto il corpo in quanto si potrebbe avere un sovraccarico di linfa nelle stazioni di riferimento, un affaticamento del cuore destro e inoltre la normale sensazione di vagotonia potrebbe essere ulteriormente accentuata. Per la pratica corretta del D.L.M. è indispensabile conoscere la disposizione sia delle diverse linee di demarcazione dei distretti linfatici, sia dei linfonodi regionali superficiali.  Non si usa alcun prodotto in quanto è necessario che ci sia una buona aderenza tra le mani del linfoterapeuta e la pelle del paziente, altrimenti non si può spingere bene la pelle e il liquido sottostante. Si può utilizzare un prodotto inerte, tipo refrigeranti, con lo scopo di mantenere una sensazione di fresco a lungo, con azione vasocostringente.

Nel campo estetico la metodica di D.L.M. viene utilizzata soprattutto in casi di Acne infiammatorio, in quanto una manipolazione scorretta delle lesioni cutanee può causare cicatrici permanenti, a seguito di un eccessivo richiamo di sangue. L’effetto drenante, antiedemizzante e “ depurante” del linfodrenaggio migliora chiaramente la reazione della pelle ai diversi trattamenti dell’acne. Nei trattamenti di una pelle matura e asfittica, le due metodiche si inseriscono in momenti differenti. S’inizierà con il D.L.M. per preparare il tessuto, liberando i gangli di riferimento. Nei successivi trattamenti s’interverrà con le metodiche tradizionali apportando così ossigeno e sostanze nutritive, coadiuvati da prodotti specifici.
L’adiposità localizzata è un inestetismo che richiede l’utilizzo della Metodica Tradizionale nonché di presidi tecnico-strumentali volti a migliorare il volume del tessuto adiposo o comunque del tessuto coinvolto dall’inestetismo. Esistono interventi medico-chirurgici, come la liposuzione, validi coadiuvanti nel suddetto trattamento. Nell’evoluzione dell’adiposità localizzata non sempre si ritrova un allagamento del tessuto, si proporrà quindi una metodica di D.L.M. dove sarà necessario, in prevenzione o a seguito dei trattamenti riducenti. Nell’inestetismo promosso dalla formazione della Panniculopatia, anche se in forma minima, ci sarà sempre una ritenzione idrica-Edema- e verrà comunque trattata con la metodica di D.L.M.
In campo medico  il D.L.M. trova grande riscontro nella cura di vari disturbi quali: articolari; neurologici e nel riassorbimento di flebedemi e linfedemi. La metodica ddl D.L.M. viene utilizzata prima e dopo un operazione chirurgica, in quanto i traumi che provoca un intervento (rottura dei vasi sanguigni e linfatici, lesioni cellulari,ecc..) ha come conseguenza una reazione infiammatoria locale con gonfiore e edema. Effettuare un certo numero di sedute di D.L.M. prima di un intervento chirurgico, migliora i processi di ricostruzione e reazione all’aggressione chirurgica. I fibroblasti hanno l’incarico di produrre fibre di collagene e di altro tipo, tutte indispensabili per la ricostruzione dei tessuti lesionati dal successivo intervento. E’ importante quindi che il liquido interstiziale e la sostanza fondamentale del tessuto connettivo non si trovino pieni di residui; Ed è proprio il D.L.M. che ne agevola la “pulizia”.
Dopo un intervento, nella zona operata si forma un edema ed è quindi importante eseguire il D.L.M. il prima possibile, al fine di drenare l’edema e favorire una rapida rigenerazione della pelle e degli altri tessuti affetti, così come la ricostruzione dei capillari linfatici danneggiati. Nella fase post-operatoria, il D.L.M. s’indicherà non prima di 6 gg. dall’intervento, in quanto si verificano una serie di reazioni in assenza di ossigeno.
Il Mass. Tradizionale viene praticato in numerose affezioni mediche e chirurgiche o postumi di queste, con buoni risultati per quanto riguarda il beneficio curativo. Il trattamento massoterapico è indicato nelle seguenti affezioni: Traumatiche: contusioni, fratture (per.es. mobilizzazioni a seguito di gessature onde favorire il ripristino funzionale), miositi croniche; muscolari: miositi acute reumatica (per es. torcicollo o lombaggine), miositi croniche, atrofie muscolari, contusioni; articolari: lussazioni,  distorsioni, sinoviti; metaboliche: obesità, gotta..nervose; digestive: dilatazioni gastriche..;circolatorie:turbe cardiovascolari… ecc.
Nel massaggio non si possono e non si devono ignorare i rischi ed i casi di controindicazioni. Solo il medico può effettuare la diagnosi delle patologie controindicate; in caso d’incertezza sarà sempre buona norma inviare la cliente da uno specialista per un consulto e per le eventuali indicazioni del trattamento massoterapico.
Le controindicazioni si suddividono in assolute: riguardo a stati o malattie che vietano in qualunque caso il massaggio locale; relative: riguardano i casi in cui non si massaggiano alcune regioni corporee oppure si opera con il consenso del medico.
Le controindicazioni assolute: ADENOPATIA- affezione  cronica di un linfonodo dovuta ad un’infezione.
CALCOLI RENALI – in presenza di calcoli renali sarebbe meglio evitare il massaggio in quanto provoca un aumento della diuresi andando ad affaticare i reni. CARDIOPATIA ACUTA- affezione che colpisce il cuore i grossi vasi che da esso si dipartono. DERMATOSI E DERMATITE- qualora siano molto estese e contagiose.
ESSUDATO: Edema di tipo infettivo che presenta i sintomi caratteristici dell’infezione. Essi sono:
·        Color: aumento della temperatura locale
·        Dolor: dolore
·        Rubor: tumefazione
·        Funzio-lesa: impotenza funzionale (caratteristica che non sempre si manifesta). Si ha una fuoriuscita di liquido in seguito ad un infezione batterica ed è perciò vietato qualunque tipo di massaggio.
Differente è il TRASUDATO : Liquido che si accumula nelle cavità sierose o negli spazi intercellulari -Edemi- in seguito a stasi del circolo venoso o linfatico e non per cause infiammatorie.
NEOPLASIE: formazione di un tessuto anomalo…
Controindicazioni relative: ACNE PUSTULOSA e ACUTA.
CARDIOPATIA CRONICA; CICLO MESTRUALE- Il massaggio va evitato solo se ci sono condizioni patologiche, flusso molto doloroso o abbondante. In caso contrario si possono tralasciare addome e seno.
FLEBITE- Infiammazione di una vena, spesso dovuta alla formazione di un coagulo. In questo caso si utilizza il termine Trombloflebite o Trombosi. FORUNCOLOSI.FOLLICOLITE- Infiammazione dei follicoli piliferi. MASTECTOMIA- Su donne  alle quali sono state asportate le mammelle e spesso anche i linfonodi ascellari, è possibile massaggiare il braccio del lato operato solo dopo 10 anni dall’intervento, quando la cliente può essere definitivamente considerata fuori pericolo. VARICI- Dilatazione irregolare e permanente di una vena ed in particolare delle vene superficiali dell’arto inferiore (sefena). Sono causate da un’insufficienza delle valvole a nido di rondine.  In clienti che presentano varici, il massaggio è controindicato solo sulle gambe, mentre nelle parti restanti del corpo può essere praticato tranquillamente.
Anche il D.L.M. presenta delle controindicazioni per alcuni tipi di edemi, in quanto si risolvono meglio con altri tipi d’intervento o perché il linfodrenaggio stesso sarebbe dannoso. Per questo motivo è sempre necessario avere una diagnosi medica prima d’intervenire. Non si possono trattare alcuni edemi causati da:
-Un’infezione acuta, per non diffondere l’infezione;
-un’insufficienza cardiaca, per non sovraccaricare troppo il cuore causando un edema polmonare;
-Una flebite, trombosi o tromboflebite, per non accentuare l’infiammazione o provocare embolia;
-Una perdita importante di proteine, come nel caso degli edemi di origine renale (glomerulonefrite, sindromi nefrosiche), epatica (diminuzione della sintesi delle proteine da parte del fegato) o dovuti a un’insufficienza alimentare grave (deficit nutritivo nelle zone colpite dalla fame endemica).
-Ipertiroidismo: E’ un disturbo della ghiandola tiroidea in seguito al quale questa secerne una maggiore quantità dei suoi ormoni specifici. Qualsiasi pressione esercitata su questi soggetti, sia essa dovuta a massaggio o a linfodrenaggio, può peggiorare la situazione in quanto s’incrementa il passaggio degli ormoni nel sangue.

-Ipotensione: Le persone che soffrono di pressione bassa e che spesso presentono sintomi manifesti di ipotensione ortostatica (sensazione di nausea e perdita momentanea della vista quando si alzano in piedi) devono restare sul lettino alla fine della seduta di linfodrenaggio. Pio si alzeranno lentamente al fine di neutralizzare il marcato effetto vagotonico esercitato dal D.L.M.
-Sindrome del seno carotideo: Nelle persone anziane che presentino un processo avanzato di aterosclerosi può essere colpita la carotide, dove si trovano alcuni recettori che regolano la pulsazione e la pressione arteriosa. Le manipolazioni del D.L.M. sul collo di queste persone possono provocare una caduta delle pulsazioni (bradicardia) e della pressione sanguigna, con pericolose conseguenze.
-Tumori maligni: Fino a poco tempo fa si pensava che le persone affette da un processo neoplastico in fase attiva non dovessero sottoporsi al D.L.M. Si sospettava infatti che stimolando il drenaggio della linfa si potesse favorire la diffusione delle cellule maligne (metastasi) per via linfatica. Ciò nonostante, si è dimostrato che la formazione di metastasi è determinata dalle caratteristiche biologiche delle cellule cancerose e dalle condizioni delle difese  dell’organismo e non da fattori puramente meccanici come possono essere l’azione del massaggio o del linfodrenaggio. Il D.L.M. pur non essendo la terapia adeguata per trattare questo tipo di malattia, lo è per il trattamento degli edemi secondari che possono manifestarsi dopo un intervento chirurgico e radioterapico (irradiazione o asportazione gangliare) su un tumore maligno.